mercoledì 27 giugno 2012

recensione di Scatole Cinesi su "solo libri punto net"

http://www.sololibri.net/Scatole-cinesi-Quattro-stagioni.html 
di Rossella Martielli, scrittrice - 18-06-2012 
Pubblicato da Voland nel 2012, “Scatole cinesi. Quattro stagioni per il detective Malone” della greca Soti Triantafillou è uno di quei romanzi che rappresentano dei veri e propri affreschi di una città e di un’epoca. In questo caso si tratta della New York della fine degli anni Ottanta, che si apprestava a entrare nel decennio dei Novanta e nell’era di Giuliani, il sindaco italo-americano famoso per la sua intransigenza, l’autoritarismo e la lotta senza quartiere contro la criminalità che mai come in quegli anni teneva sotto scacco la Grande Mela, al punto da farne una delle metropoli più pericolose dell’intero globo.
Nel 1989, anno in cui è ambientato il romanzo, New York aveva infatti raggiunto livelli di pericolosità eclatanti: la maggior parte dei quartieri erano in mano alla microcriminalità locale, spesso di provenienza estera, orientale o europea, il più delle volte a servizio di potenti organizzazioni mafiose internazionali come quella cinese; incalcolabile il numero dei furti e degli omicidi efferati, senza un movente apparente, enorme la diffusione delle droghe pesanti – soprattutto l’eroina – e della malattia ancora semi-sconosciuta che costituirà la più grande epidemia degli anni a venire, ossia l’AIDS. Inoltre nella New York di quegli anni convivevano a fatica popoli diversi per razza e cultura – cinesi, nordafricani, greci ecc. – la cui vicinanza era una specie di bomba a mano che aspettava solo di essere innescata. Sembrava impossibile riportare l’ordine in una città che conteneva decine di città diverse, antitetiche, inconciliabili, che rappresentavano altrettante culture, tra le quali quella cinese era senza dubbio una delle più chiuse, impermeabili alle influenze esterne.
A partire dal titolo, e pur avendo come protagonista un americano doc – il detective privato Stuart Malone, appunto – questo romanzo è permeato dall’inizio alla fine di cultura cinese, una cultura particolarmente affascinante per noi europei proprio perché così diversa dalla nostra. Sono anni ormai che Malone vive a Chinatown, quartiere di cui ha assorbito le caratteristiche fino a far propria la filosofia di vita cinese. Tra rimedi orientali per l’insonnia e la depressione, nozioni di feng shui – l’arte dell’arredamento volta a orientare positivamente l’energia dell’ambiente in cui si vive –, complicati codici mafiosi, coincidenze astrali e biscotti della fortuna, il detective Malone si troverà alle prese con un’inquietante serie di omicidi apparentemente scollegati tra loro, accomunati tuttavia da un indecifrabile tatuaggio rinvenuto sui corpi di tutte le vittime. Lungi dall’incarnare lo stereotipo classico del detective tutto istinto e azione, Malone è pigro e indolente, costantemente alle prese con il rimpianto del suo unico amore finito male e tendenzialmente depresso.
Contraddistinto da un’ottima caratterizzazione dei personaggi, questo romanzo è molto più che un thriller: è narrativa pura, della migliore che mi sia capitata di leggere di recente.

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