lunedì 12 luglio 2010

per Alexis Grigoropoulos

più sotto segue la traduzione (mia) in italiano

Επ. Κορκονέας: Πυροβόλησα κοιτώντας προς το πλήθος


Μετά από σειρά αντιφάσεων, ο ειδικός φρουρός Επαμεινώνδας Κορκονέας δήλωσε ενώπιον του δικαστηρίου της Άμφισσας όπου εκδικάζεται η υπόθεση της δολοφονίας του Αλέξανδρου Γρηγορόπουλου, ότι πυροβόλησε «κοιτώντας προς το πλήθος». Ο κατηγορούμενος είπε ακόμη ότι ήταν και το όπλο στο οπτικό του πεδίο.

Νωρίτερα, οι απαντήσεις του στις ερωτήσεις της προέδρου του δικαστηρίου, Αντζελίτας Παπαβασιλείου ήταν ασαφείς.

Ειδικότερα, στο γιατί και πως προέβη στην πράξη ο πυροβολισμός, ακόμη και η ίδια η πρόεδρος του δικαστηρίου του είπε από έδρας: «Είναι τόσο αντιφατικά αυτά που λέτε και δεν μπορώ να σας παρακολουθήσω».

Κατά τα άλλα ο Επ. Κορκονέας έχει υποστηρίξει ότι επέστρεψε στο χώρο της επίθεσης για να δει τι συμβαίνει και να ενημερώσει τη διμοιρία των αστυνομικών που βρισκόταν στη Χαριλάου Τρικούπη, ενώ σε άλλες απολογίες του έχει πει ότι επέστρεψε για να προστατέψει τη διμοιρία.

Για τη στιγμή του πυροβολισμού είπε ότι δεν σκέφτηκε τίποτα.

«Ήταν σαν να πάγωσε το μυαλό μου» παραδέχθηκε εμμέσως, λέγοντας πως όταν πυροβόλησε κοιτούσε μπροστά, ενώ σε άλλη του απολογία είχε ισχυριστεί ότι πυροβόλησε την ώρα που έτρεχε για να ξεφύγει.

Σε ερώτηση δε, της προέδρου Αντζελίτας Παπαβασιλείου, για το που βρισκόταν ο συνάδελφός και συγκατηγορούμενος του, Βασίλης Σαραλιώτης, την ώρα του πυροβολισμού, απάντησε: «Υποθέτω ότι ήταν πίσω μου, έπειτα από τον πυροβολισμό γύρισα και τον είδα».

Αποσπάσματα από τις ερωτήσεις της προέδρου και τις απαντήσεις του Επ. Κορκονέα:

Πρόεδρος: Το μοναδικό μέσο για να αποφύγετε τον κίνδυνο και να διαφυλάξετε τη σωματική σας ακεραιότητα ήταν μόνο η χρήση του όπλου; Εκείνο το βράδυ έγιναν σοβαρά επεισόδια. Άνθρωποι από τα ΜΑΤ κατέληξαν τραυματισμένοι στα νοσοκομεία. Καιγόταν η Αθήνα. Κανείς όμως δεν χρησιμοποίησε το όπλο.

Επ. Κορκονέας: Δεν μπορώ να ξέρω.

Πρόεδρος: Είσαστε εξοικιωμένος με το όπλο σας;

Επ. Κορκονέας: Όχι.

Πρόεδρος: Πόσες φορές είχατε κάνει σκοποβολή με αυτό το όπλο;

Επ. Κορκονέας: Δύο – τρεις φορές με δική μου πρωτοβουλία.

Πρόεδρος: Αν δεν είχατε εξοικίωση γιατί επιλέξατε να πυροβολήσετε;

Επ. Κορκονέας: Δεν το σκέφτηκα. Έγινε στιγμαία.

Πρόεδρος: Θέλατε να κάνετε προειδοποιητική βολή;

Επ. Κορκονέας: Ναι.

Πρόεδρος: Και ποια ήταν η ενδεδειγμένη θέση για να κάνατε προειδοποιητική βολή;

Επ. Κορκονέας: Προς τα ψηλά.

Πρόεδρος: Και εσείς πως χτυπήσατε;

Επ. Κορκονέας: Δεν μπορώ να πω με σιγουριά. Ίσως πάνω στη σύγχυσή μου μου να ήταν λίγο μρποστά. Το όπλο το έβλεπα μπροστά μου και κάθετα.

Πρόεδρος: Όταν κάπιοιος πυροβολεί στον άερα το βλέπει το όπλο;

Επ. Κορκονέας: Όχι.

enet

traduzione in italiano:

Dopo tutta una serie di contraddizioni, la guardia speciale Epaminondas Korkoneas ha dichiarato alla corte di Amfissa al cospetto della quale si svolge il processo per il caso dell'assassinio di Alexandros Grigoropoulos, che ha sparato "guardando versso la folla". L'imputato ha detto anche che l'arma si trovava nel suo campo visivo.

Ma prima, le sue risposte alle domande del presidente del tribunale, Angelita Papavasiliou erano poco chiare.

In particolare, in merito al perché e al come fosse giunto all'atto di sparare, persino la Presidente del Tribunale gli ha detto : «Sono talmente contraddittorie le cose che ci dice che non riesco a
seguirla".

Ep. Korkoneas ha sostenuto che sarebbe tornato sul luogo dell'aggressione per vedere cosa succedeva e per informarne la squadra dei poliziotti che si trovava nella via Charilaos Trikoupis, mentre in altre sue deposizioni aveva affermato di essere tornato per proteggere la squadra.

A proposito del momento dello sparo ha detto che non pensava a niente.

«E' stato come se il cervello si fosse congelato" ha ammesso indirettamente, dicendo che quando ha sparato stava guardando in avanti, mentre in altre sue deposizioni aveva affermato che di aver sparato mentre correva per sfuggire.

Alla domanda del presidente Angelita Papavasiliou su dove si trovasse il suo collega e co-imputato, Vassillis Saraliotis, al momento dello sparo, ha risposto : «Suppongo che stesse dietro di me, dopo lo sparo mi sono girato e l'ho visto».

Estratti dalle domande del presidente e dalle risposte di Ep. Korkoneas:

Pr.: L'unico mezzo per sfuggire al pericolo e proteggere la sua incolumità fisica era l'uso dell'arma? Quella sera ci sono stati episodi molto gravi. Agenti dei Caschi Blu (MAT) sono arrivati feriti negli ospedali. Tutta Atene bruciava. Nessuno però ha fatto uso dell'arma.

Ep. Korkoneas: Non posso saperlo.

Pr. : Ha confidenza con l'arma?

Ep. Korkoneas: No.

Pr.: Quante volte si era esercitato presso il poligono di tiro con quest'arma ?

Ep. Korkoneas: Due, tre volte e per mia iniziativa.

Pr.: Se non aveva confidenza con l'arma, perché ha scelto di sparare ?

Ep. Korkoneas: Non ci ho pensato. E' avvenuto tutto in un attimo.

Pr. : Voleva sparare un colpo di preavviso?

Ep. Korkoneas: Sì.

Pr.. : E qual era la posizione più indicata per il colpo di preavviso ?

Ep. Korkoneas: In alto.

Pr. : E lei come ha sparato ?

Ep. Korkones: Non posso dirlo con certezza. Forse per l'agitazione era leggermente in avanti. Vedevo l'arma dritta davanti a me .

Pr: Quando qualcuno spara in aria, vede la sua arma?

Ep. Korkoneas: No.

mercoledì 10 febbraio 2010

Assemblea preparativa attività per il 1 marzo 2010 - Organizziamoci


Insieme contro il razzismo e le discriminazioni

un 1 marzo di mobilitazione per i diritti e la dignitÀ

Il Coordinamento Antirazzista Torinese nato all’indomani della grande manifestazione nazionale antirazzista del 17 ottobre a Roma rilancia l’urgenza e la necessità di impegnarsi per suscitare un impegno e una reazione comune per sconfiggere il clima razzista e violento che sta dilagando nella società alimentato dalle leggi discriminatorie e razziste di questo paese.

Vogliamo dare voce e gambe a quella parte di società che non accetta la divisione tra immigrati e italiani, che lotta per il diritto al lavoro, alla salute, alla casa, all’istruzione per tutti, perché il diritto a vivere dignitosamente non sia legato a un permesso di soggiorno.

E’ necessario il protagonismo di tutti perché si affermi una cultura dell’accoglienza, del dialogo, del rispetto reciproco, della solidarietà.

Il coordinamento è attraversato da differenti realtà che provano a costruire una rete ampia che metta in relazione le lotte che esistono sul terreno della battaglia per i diritti e della solidarietà umana.

L'iniziativa del 1 marzo in Italia nasce inseguendo una suggestione importata dalla Francia e non come richiesta dal basso delle realtà migranti e antirazziste; il veicolo di propagazione è stata la rete attraverso i social network; questo ha creato un grande clamore mediatico e la corsa di molti per appropriarsi di una scadenza che “fa fine e non impegna”: capita così che tra chi in rete promuove questa giornata ci siano anche esponenti di partiti “democratici” più preoccupati del diritto alla sicurezza che alla sicurezza dei diritti.

Condividiamo lo sciopero dei migranti francesi, in lotta da più da questo autunno per affermare i propri diritti. Come loro pensiamo che il 1 marzo, pur non avendolo indetto noi, debba partire dal basso e diventare una giornata di mobilitazione, per provare a far emergere un protagonismo diffuso anche fra gli immigrati, soffocato da una società razzista.

Vogliamo prepararla con una serie di iniziative prima e dopo il 1 marzo per espandere la conoscenza, la partecipazione e le azioni di lotta utili a migliorare le condizioni di vita degli immigrati che significa diritti e dignità per tutti.

Chiediamo ai sindacati di garantire comunque la tutela di tutti quei lavoratori, italiani e immigrati, che,volendo reagire, all’indomani del 1 marzo non abbiano ripercussioni sul posto di lavoro.

Vi invitiamo a preparare tale giornata di mobilitazione insieme e a partecipare alla

assemblea cittadina
giovedì 11 febbraio ore 20.00
c/o Casa Valdese (Corso Vittorio Emanuele II, 23 )

- No al razzismo
- Accoglienza per tutt*
- Per la regolarizzazione generalizzata per tutt*
- Ritiro del pacchetto sicurezza
- Per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
- Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
- Casa-Lavoro-Residenza per i rifugiati e le rifugiate
- No alla politica dei respingimenti in mare
- Per la chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsioni (CEI)
- No alle divisioni tra italiani e stranieri
- Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutt*
- Solidarietà a tutti i lavoratori in lotta per la difesa del lavoro

Per contatti: coord.antira.to@gmail.com tel: 3771870977
Facebook:Comitato Primo Marzo - Coordinamento Torino

lunedì 8 febbraio 2010

Aggiungi la tua firma

A: On. Michela Brambilla
Onorevole Ministra Brambilla,

Siamo un gruppo di traduttori e interpreti professionisti. Leggiamo oggi sul portale internazionale di traduzione ProZ il seguente annuncio:

http://www.proz.com/translation-jobs/390295

Gentili Traduttori,
stiamo ricercano nuovi collaboratori da inserire in un progetto di traduzione del ministero del turismo.
L'ente ci sta inviando e ci invierà per tutto il 2010 materiale del sito www.italia.it da tradurre in inglese, francese, tedesco e spagnolo. La "cartella" dettata dal ministero è di 2600 caratteri (??) e il prezzo è di 9 euro lordi con pagamento a 90 giorni (sono sempre condizioni del ministero).
E' un prezzo molto basso ma si deve pensare alla quantità e alla continuità del lavoro.
Se siete interessati al lavoro potete contattarmi via mail, telefono o skype.
Abbiamo già dei file da assegnare da tradurre con una certa urgenza.
Grazie della collaborazione.
Cordiali saluti

L'annuncio risulta inserito dall'agenzia [OMISSIS].

Gradiremmo sapere, in quanto membri di una categoria consistente di liberi professionisti che operano nel settore linguistico, se quanto indicato nell'annuncio in merito a tariffe e condizioni di pagamento corrisponde a verità.

Un traduttore professionista che faccia bene il suo mestiere traduce mediamente 10-12 cartelle da 1500 caratteri al giorno, equivalenti a circa 6-7 cartelle da 2600 caratteri. Quella proposta corrisponde, quindi, a una tariffa di 54-63 euro lordi al giorno, pari in media a 25-30 euro al netto di contributi previdenziali e imposte. In altre parole, 9 euro lordi a cartella da 2600 caratteri corrispondono, a parità di potere d'acquisto, alla paga giornaliera di un operaio in uno sweatshop indonesiano. Una tariffa minima congrua allo sforzo e alla qualità richiesta dovrebbe essere pari ad almeno il triplo.

Quello proposto è, per farla breve, un compenso assolutamente inaccettabile e mortificante per la nostra già bistrattata professione. Se le tariffe che offre il Ministero ai suoi traduttori sono queste, non meraviglia che il sito www.italia.it sia pieno di strafalcioni grossolani e imbarazzanti, che danno una pessima immagine del nostro Paese nel mondo.

Ci chiediamo se l'immagine dell'Italia all'estero e la valorizzazione delle sue risorse umane non valgano forse un investimento più allineato con il tipo di servizio richiesto e il suo campo di applicazione.

Certi di un Suo cortese riscontro, la salutiamo cordialmente

martedì 2 febbraio 2010

Leggere, leggere, leggere!

bellissima iniziativa che adotto e che vorrei che altre altri adottassero: ottima idea, alberto!!




Leggere, leggere, leggere!

Sono un po’ emozionato nello scrivere questo articolo, perché so già quello che vi sto per dire (strano!). E quello che vi sto per dire, o meglio proporre, è un’iniziativa che mi affascina tantissimo. Ho sempre letto, ma ultimamente (nell’ultimo anno circa) ho sentito il bisogno di possedere i libri che leggevo e di fare un percorso intelligente. Perché, sì è vero che qualunque cosa in qualche modo ti fa crescere, ma è anche vero che il tempo è limitato e che quindi per forza occorre imparare ad amministrarlo facendo scelte mirate. Io quindi mi sono fatto consigliare un po’ di libri e pian piano ho cominciato a delineare i miei gusti, non tralasciando comunque l’occasione di provare qualcosa di nuovo.

Ciò mi sta dando molte soddisfazioni, basti pensare che ad oggi, dall’inizio dell’anno, mi sono già letto 9 libri. E nessuno di loro mi ha deluso. Tutti mi hanno lasciato un’esperienza bella dentro che mi fa sentire meglio. Bene e questo è il punto uno.

Il punto due è il seguente: molto semplicemente, la maggior parte delle persone non legge. Cavoli loro verrebbe da dire. E invece no. Se in un anno oltre la metà degli italiani non ha aperto un libro (dati riferiti al 2005, oggi la situazione è un po’ migliorata), c’è da preoccuparsi, perché ciò è indice di scarsa cultura e la scarsa cultura è indice di arretratezza mentale e…

Molti “è indice di” dopo…

…e ciò non fa che renderci le solite stupide capre che eleggono capre un pelo più furbe. Quindi che l’accettiate o meno, leggere è indice di intelligenza. Prendetela per superbia, prendetela come vi pare, ma il fatto è questo e il fatto è la cosa più ostinata del mondo. In un paese che sta bene le persone leggono, scrivono, ascoltano musica, si divertono e guardano film che abbiano una decenza. Questo è il punto due.

L’ultimo punto, nonché il terzo riguarda l’autobus che prendo ogni mattina. Ebbene sì. La cosa che mi inquieta molto è la surreale lontananza di persone fisicamente vicine. Ci saranno persone che (pendolariando da anni) vedo ormai da tempi infiniti a cui non ho mai rivolto parola e viceversa. E’ triste vedere come si può passare un’ora in un treno senza rivolgere parola a nessuno (sì sì, lo faccio anche io!). Com’è che accade ciò? Beh, la mia personale teoria dell’estraniamento routinario narra di una consuetudine che porta a creare uno scudo di serietà tra noi e il nostro prossimo. Tante volte infatti succede di rompere il ghiaccio proprio quando qualcuno rompe fisicamente il ghiaccio, rovinandoci sopra e provocando ilari risa tra due sconosciuti. E dobbiamo allora spaccarci una gamba per fare amicizia?

Bene, sommando questi tre apparentemente sconnessi punti, si ottiene la mia proposta. Non fare del male, non vuol dire fare del bene. Non uccidere qualcuno, non vuol dire curarlo. Volere bene a qualcuno, non significa fare il suo bene. Esigere rispetto, non vuol dire meritare rispetto. Occorre qualcosa di concreto, un gesto all’apparenza piccolo, ma dentro molto forte. Una piccola azione concreta che scalfisca un po’ quella stramaledetta scusa che ci porta spesso a dire “Sì, ma ci sono i bambini che muoiono di fame in Africa, a che serve fare questo?”. Bene, bimbi dell’africa, ci stiamo attrezzando, ma prima di arrivare da voi dobbiamo fare tanti piccoli scalini, perché ora come ora non siamo in grado di aiutarvi. Dobbiamo diventare persone migliori e non lo si diventa da un giorno ad un altro, ma (leggere in crescendo) cazzo, fate un cavolo di piccolo passo che poi gli altri verranno da soli.

Il 26 marzo 2010 ognuno di voi avrà in mano un libro, una storia che considera bella, dei personaggi che ha amato. Avrà ciò in mano, nella propria borsa o dove volete. Il 26 marzo 2010 voi prenderete questo libro e lo regalerete ad una persona a cui non avete mai parlato. Sì, proprio uno di quelli che vedete tutti i giorni. Alzerete il vostro culo, schiarirete la vostra voce e metterete qualsivoglia infondata vergogna da un’altra parte. Prenderete quest’infuso di rivoluzione e lo donerete ad un vostro compagno. Lo guarderete negli occhi e sorriderete.

Perché lo stesso giorno? Perché tutti assieme? Perché saltare da soli è innocuo, ma farlo assieme a milioni di persone può far tremare la terra. Ho bisogno del vostro aiuto. Ho bisogno che diffondiate questo messaggio. Ho bisogno che condividiate quest’evento dovunque. Ho bisogno che trasmettiate agli altri l’importanza di questo gesto. Ho bisogno che voi siate i primi a capire cosa c’è dietro. Ho bisogno che la fiamma si accenda oggi e arda fino a quella data. Ho bisogno di un segnale di vita da parte di tutti. Non voglio credere che uno stupidissimo film di natale o un’ignorante tettona possa attirare e smuovere più gambe di questo messaggio. Voglio avere fiducia. Voglio credere che la cultura possa ancora sconfiggere l’ignoranza. Voglio credere che sotto i colori di ogni partito ci siano ancora persone. Voglio credere che ogni sconosciuto desideri fare amicizia con voi.

Qua trovate il gruppo ufficiale che ho creato su Facebook. Sapete meglio di me cosa fare per rendere importante quest’iniziativa.

Voglio credere.

Credere di poter cambiar qualcosa.

P.S.

Qua trovate la parte 2 dell’iniziativa