domenica 15 novembre 2009

(ami) Agenzia Multimediale Italiana - Razzismo Zingari di merda un reportage a ritroso da Pavia a Slatina/

(ami) Agenzia Multimediale Italiana - Razzismo Zingari di merda un reportage a ritroso da Pavia a Slatina/


Razzismo. Zingari di merda, un reportage a ritroso da Pavia a Slatina

Nel libro reportage "Zingari di merda" Antonio Moresco (scrittore) e Giovanni Giovannetti (fotografo) partono da un episodio di cronaca, la cacciata degli zingari dal fabbricato della Snia a Pavia, percorrendo con un rom il viaggio verso il villaggio natio. Un percorso, privo di qualunque sorta di buonismo, atto a sondare la fatica del riconoscimento verso un altro. intervista agli autori.

“Zingari di merda” è il risultato della volontà di Antonio Moresco di accettare, riconoscere, un'alterità per quanto tale. Un processo duro, nelle sfaccettature di una cultura per la quale subiamo una fascinazione enorme quando si tratta di esaltare esoticamente il nomadismo; una cultura che condanniamo quando appuriamo che detiene aspetti che consideriamo feroci: se si pensa ai matrimoni combinati, alla considerazione delle donne o a un'infanzia per certi versi tutelata diversamente da come faremmo noi. Ma un'alterità è tale in quanto diversa, quindi ben venga la ferocia di alcuni aneddoti, che non sono atti a giustificare una mancata integrazione nel nostro tessuto sociale e politico fatto di diritti e doveri.

Le foto di Giovanni Giovannetti accompagnano le pagine di Moresco in scenari tanto diversi e simili allo stesso tempo. Volti e paesaggi che argomentano bene sia la capacità di adattamento dei rom a vivere in luoghi diversi come l'estrema capacità di conservazione di usi e costumi, come pochi altri popoli sanno fare.

Il libro è un reportage alla vecchia maniera. Poca la velleità sociologica atta a giustificare o interpretare certi comportamenti, molta la voglia di conoscenza.(alessandro di rienzo)

sabato 22 agosto 2009

Francesco Guccini - Canzone Delle Domande Consuete

Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene",
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'è ancora una città?

martedì 5 maggio 2009

il topo Liborio - Yabooks

il topo Liborio
un bel dì propiziatorio
decise d'un tratto
di non esser solo un ratto
dato che a lui piaceva
ogni libro che leggeva
lesto lesto un sito aprì
che di lettori si riempì
lì ognun facea la sua parte
senza starsene in disparte
e famoso diventò
molto poco gli bastò

domenica 19 aprile 2009

parole sante

Giacomo di Girolamo, direttore di marsala.it ha scritto un editoriale che condivido in pieno, parola per parola! e il mio grido di rabbia si fa sempre più acuto, ma almeno ora so che c'è qualcun altro che grida con me!

"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..." (di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)



Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficenza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da quanto tempo l'aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c'è.

Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L'Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa, l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11 Settembre, il terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d'altronde.


Giacomo Di Girolamo

giovedì 19 febbraio 2009

arte greca contemporanea


Y. Mòralis: camera ovest (δυτικό δωμάτιο)

scava scava in grecia ci sono artisti delle arti figurative che sono poco conosciuti ma che hanno prodotto opere molto interessanti.
Ho trovato una pagina su internet che riporta le opere di alcuni dei tanti artisti contemporanei. Il primo della serie è Theofilos, beh, io lo conoscevo già e bene, perché l'artista era nato e vissuto a Mytilene (la mia patria d'elezione) dove grazie al grande intellettuale Stratis Eleftheriadis detto semplicemente Tériade, gli è stato dedicato un museo che ho visitato mille e mille volte per svariati motivi.

In questa pagina internet ci sono ancora il grande Yannis Tsarouchis in onore del quale ad Atene c'e' anche una bellissima Fondazione , il poliedrico artista Nikos Engonopoulos e tanti altri che non conoscevo come Yannis Mòralis o A. Tassos anche lui autore di un bellissimo "urlo" (κραυγή) :


A. Tassos, urlo (κραυγή)


martedì 10 febbraio 2009

era quasi d'amore

e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino...


e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi!

venerdì 6 febbraio 2009

civili o incivili?


mezzogiorno in famiglia, tavola apparecchiata, rumori di piatti, posate, cibo masticato, cane che si aggira ingordo intorno al tavolo, la tv con il sottofondo delle informazioni:

TG: ... centinaia di civili...

bimba: mamma, che significa "civili"?

mamma: tutte le persone, contrapposte ai militari, amore!

bimba: mumble... mumble... Allora i militari sono
INcivili?

mamma: eh sì, figlia mia adorata: hai colto nel segno!


p.s: potrebbe pure sembrare una barzelletta, ma GIURO non lo è!! è tutto supervero!

lunedì 12 gennaio 2009

la guerra secondo Wilhelm Reich

la psychologie de masse du fascisme de Wilhelm Reich 5
Video σταλμένο από NosLibertes

dal minuto 07,11 al minuto 07.56 ascoltiamo:


poussées par les politicards, les masses humaines ont l’habitude d’attribuer la responsabilité des guerres au potentat du moment. Ainsi on a dénoncé pendant la première guerre mondiale les industriels des armements, pendant la deuxième le grand psychopathe. C’est vouloir rejeter la faute sur d’autres. En réalité, les seuls responsables de la guerre sont les masses humaines qui disposent de tous les moyens nécessaires pour l’ empêcher. Elles supportent ainsi les conséquences atroces de leur apathie, de leur passivité et parfois de leur participation active. Souligner la faute, la responsabilité entière des masses humaines, c’est les prendre au sérieux, les plaindre en faisant d’elles des pauvres victimes c’est les traiter en enfant irresponsable et impuissant.

Le vrai combattant de la liberté choisira la première attitude, tandis que le politicard donnera sa préférence à la seconde.


domenica 11 gennaio 2009

preghiera in gennaio -per- fabrizio de andrè



meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare
ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
dio di misericordia
vedrai sarai contento